segunda-feira, 22 de novembro de 2010

Registos de uma memória


A primeira vez que ouvi Lucio Dalla cantar "L'anno che verrà", estava a década de setenta a chegar ao fim.
Emocionou-me na altura como hoje ainda me emociona.
Talvez pela importância que nela assumem as pequenas, banais, e, como tal, relevantes coisas do nosso dia-a-dia.
O registo é o de uma carta.
Pode ser uma carta para outro ou outra.
Eu, cá por mim, acho que é para nós próprios... principalmente quando nos esquecemos de dar valor à (pretensa) banalidade.
Aqui vos deixo as palavras desta carta, para ler, ouvir e meditar:

"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità"

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